lunedì 4 luglio 2016

Intervista a... Veronica Garreffa

Cari amici del blog,

è qui con noi, oggi, la scrittrice Veronica Garreffa che attraverso le mie domande ci parlerà un po' di se e del suo romanzo. 

Domanda: Ciao, vuoi presentarti un po' ai lettori del mio blog?
Veronica: Ciao a tutti! Mi chiamo Veronica Garreffa e sono nata il 12 Settembre 1995. Vivo a Genova, la città Superba che è stata spesso oggetto di testi scritti dai grandi autori che ho sempre apprezzato. Non a caso sono un'amante del mare, dello scroscio delle onde e del profumo dell'acqua marina: elementi di un quadro perfetto quando cerco ispirazione. Mi è sempre piaciuto leggere, ho cominciato con i libri di Geronimo Stilton; e il primo testo che abbia mai scritto risale alla mia tenera età di otto anni, quando scrissi una poesia dedicata a mio padre che, purtroppo, era venuto a mancare qualche anno prima. Al liceo ho frequentato l'indirizzo linguistico ed è stato nel corso di quei cinque anni che ho capito cosa volevo fare nella mia vita. Adesso frequento il corso di laurea di Scienze della comunicazione e, oltre a quello della scrittura, vorrei realizzare anche il sogno del giornalismo.

D: Descriviti con cinque aggettivi, spiegando il perché...
V: Gli aggettivi che mi descrivono meglio sono paradossalmente contrastanti tra di loro. Sono sempre stata una persona timida e pacata che preferisce stare in silenzio e farsi gli affari suoi piuttosto che immischiarsi in situazioni spiacevoli; ma sono anche molto tenace, perché mi pongo degli obiettivi ben precisi e cerco di raggiungerli ad ogni costo, il che mi aiuta a combattere la timidezza. Nonostante il mio carattere tranquillo, ho anche una personalità curiosa e dinamica, perché mi piace esplorare e imparare, mentre non amo stare troppo tempo senza fare niente. Come ultima caratteristica, sono una persona molto empatica: mi viene facile mettermi nei panni della gente e capire quello che prova, infatti capisco quasi subito se con qualcuno posso andare d'accordo o meno.

D: Come e quando è nata la tua passione per la scrittura?
V: La mia passione per la scrittura è nata, come si può immaginare, dai libri che leggevo e dai film che guardavo. Ho avuto molte fonti di ispirazione che spesso mi portavano a inventare storie che, quando ero piccola, facevano da sfondo ai giochi che creavo con mio fratello. Quando crebbi la mia fantasia non mi abbandonò e, poiché l'età del gioco era ormai lontana, cominciai a trascrivere le storie che inventavo. Nel corso degli anni mi accorgevo sempre di più che mi appassionava scrivere racconti, ma anche recensioni e articoli che avevo come compito a scuola.

D: Da quanto tempo scrivi? E cosa hai scritto e pubblicato fino adesso?
V: Alle elementari la mia maestra diceva sempre che, invece di stare attenta, viaggiavo tra i miei mondi. Non aveva tutti i torti in effetti, anche se man mano che crescevo ho capito che mi conveniva ascoltare la lezione in classe e dedicarmi alla immaginazione in altri momenti e ad un certo punto ho cominciato a ritagliare dei momenti nella mia giornata per scrivere. Infatti arrivò il momento in cui, all'età di sedici anni decisi di cominciare un progetto, di portarlo avanti e di farne la mia vita. Fu così che diedi sfogo alla mia fantasia e a tutto ciò che avevo dentro e che volevo comunicare, dando vita alla mia prima opera, La Guardiana dei Draghi, che ho pubblicato all'età di vent'anni.

D: Che generi prediligi scrivere? Perché?
V: Da come si sarà capito dalla mia storia e dal titolo del mio libro, mi piace scrivere prevalentemente fantasy, perché è un genere che ha molte sfaccettature e, per quanto mi riguarda, mi permette di sfogare quello che a me piace chiamare il mio "vortice mentale"; tutto questo, però, non senza mantenere una logica, che è essenziale per far reggere tutti i fenomeni fantastici di un racconto.

D: Quando scrivi la tua storia, prepari prima una scaletta e/o delle schede-personaggio oppure scrivi a braccio, cioè senza prepararti nulla?
V: Dato che tutte le mie stesure, soprattutto il mio libro, contengono molti elementi collegati tra loro, devo per forza preparare una scaletta dei principali eventi e dei singoli capitoli, oltre alle schede dei personaggi, delle comparse e delle ambientazioni. Specialmente nella mia situazione, in cui i luoghi della storia e le creature che vi abitano sono completamente inventati da me, non posso non possedere dei quaderni pieni zeppi di appunti.

D: Cosa ti entusiasma di più della scrittura: la parte creativa (quindi la stesura del romanzo) o la parte riflessiva (quella quando editi il romanzo e ripensi a certi passaggi)? O entrambe?
V: Penso che entrambe le parti diano grandi soddisfazioni, tuttavia è nel momento creativo che mi sento veramente bene. Nel momento esatto in cui scrivo, davanti a me non vedo uno schermo luminoso e una tastiera, ma vedo le scene che immagino come se le stessi vivendo sulla mia pelle; se a questo aggiungo anche che la scrittura mi permette di sentire tutti i pensieri profondi dei personaggi, è un'emozione indescrivibile.

D: Preferisci soffermarti più sulle descrizioni ambientali e fisiche o sulla caratterizzazione dei personaggi? Quindi, i tuoi romanzi sono più dialogati o più descrittivi?
V: I miei libri sono, senza dubbio, incentrati sui personaggi. Ciascuno di loro ha una storyline, quindi anche un'evoluzione psicologica. Infatti mi piace definire La Guardiana dei Draghi un fantasy di formazione. Di conseguenza i miei scritti sono più dialogati, ma non mancano paragrafi in cui mi soffermo sulle descrizioni dei pensieri. Mi piace anche descrivere certi ambienti con dettagli e metafore, ma i personaggi hanno sicuramente una posizione di prestigio. Andando avanti mi piacerebbe creare un equilibrio tra le due cose.

D: Cos'è per te, dunque, scrivere?
V: Nella mia adolescenza ho avuto molte passioni, come la danza, ma la scrittura è come se fosse una valvola di sfogo mentale. Crescendo con l'età vorrei crescere anche come scrittrice e imparare sempre di più fino a farne il mio lavoro. Si può dire, quindi che la scrittura sia uno degli elementi fondamentali che compongono il puzzle della mia vita.

D: Cosa non scriveresti mai? Perché?
V: Non scriverei mai romanzi rosa, perché non sono troppo romantica, anche se a mio parere l'amore è uno dei tanti ingredienti che non devono mancare per creare la storia "perfetta".


D: Da lettore/lettrice cosa cerchi principalmente in un romanzo?
V: Un buon romanzo deve sapermi suscitare ogni tipo di emozione, a prescindere dal genere a cui appartiene. Nella domanda precedente ho accennato che una storia perfetta deve avere certi ingredienti che messi insieme riescono a tenere il lettore con il fiato sospeso ad ogni pagina. Quindi, secondo me, un buon romanzo deve mostrare una certa dose di suspance, mistero, allegria, commozione, avventura, paura e, come detto prima, un pizzico di amore.

D: Cosa consigli a chi si vuole approcciare come te al mondo della scrittura?
V: Qualunque sia il genere prediletto, consiglio di studiare tutte le caratteristiche del genere al fine di specializzarsi in quello, ma anche di mettersi alla prova in qualcosa di diverso. Sembrerà scontato, ma consiglio di leggere tanto e di imparare da chi sa fare bene il suo mestiere, ma cercando di creare uno stile personale di scrittura: la cosa peggiore che si possa fare è essere la brutta copia di un autore di successo. E', inoltre, importante esercitarsi anche solo scrivendo testi brevi. Scrivere sembra facile, se si scrive un diario personale che puoi leggere solo tu, ma è facile cadere in sviste di coerenza o semplicemente di italiano.

D: Credi nei corsi di scrittura creativa o nei manuali di scrittura? Nei premi letterari?
V: Non ho mai frequentato un corso di scrittura creativa quindi non potrei dire se siano validi o no; in compenso nella mia libreria ho una mini enciclopedia sulla scrittura in generale e molte volte mi è tornata utile. Un buon manuale deve avere, ovviamente, la teoria e degli esercizi che permettono di fare pratica su un argomento specifico. Quanto ai premi letterari, sarà perché ogni volta che ho provato a partecipare a uno di questi ho sempre trovato degli impicci dietro, ma non ci credo tanto.

D: Self o Casa editrice: quali dei due preferisci? Perché?
V: Chi conosce la mia storia, sa che piuttosto che autopubblicare preferivo tenere il libro in un cassetto e aspettare una Casa editrice che lo pubblicasse. Questa è sempre stata una mia scelta personale, ma non ho nulla contro chi preferisce il self. Ho letto dei libri autopubblicati scritti molto bene, ma c'è il rischio di trovare l'autore che approfitta del fatto che può pubblicare quello che vuole senza curare la forma del testo: per questo motivo principalmente, oltre a quello delle spese, sono un po' scettica nei confronti del self e preferisco avere l'appoggio dell'editore giusto che sappia accompagnare l'autore nella realizzazione del libro e nella promozione.

D: Progetti per il futuro. Qualche anticipazione? 
V: Adesso sto lavorando al seguito de La Guardiana dei Draghi, perché non si tratta di un volume unico ma di una saga. Ultimamente sto anche esplorando altri generi, infatti sto pensando alla realizzazione di un libro autoconclusivo a sfondo sociale per il quale ho in mente dei progetti importanti, ma si vedrà in futuro!

Bene! Grazie a Veronica per questa bellissima e intensa intervista. A me, come penso a tutti i lettori del blog, non resta che augurarle un grosso in bocca al lupo. E... alla prossima!


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